Chi di voi ha percorso per intero il Cammino è passato da Pozzaglia Sabina; mentre chi ha soltanto la guida avrà letto di Sant'Agostina Pietrantoni. Ebbene, la seconda Domenica di Settembre si celebra a Pozzaglia la festa di questa santa recente, la cui vita esemplare è così poco conosciuta. Sant'Agostina, potremmo dire...una santa dalle poche parole, com'è proprio della gente di montagna. Ma quanta incisività in quelle parole! Tra i suoi slogan, basti citare il "Per Gesù tutto è poco". Che è praticamente un manifesto programmatico.
Ripercorriamo dunque in sintesi la sua breve vita, così fruttifera di doni spirituali.
Livia Pietrantoni nasce il 27 marzo 1864 a Pozzaglia Sabina, da una famiglia semplice di agricoltori. Fin dai primi anni viene educata all’onestà, alla pietà e al lavoro; devota e generosa, si distingue per lo spirito di sacrificio, gode della fiducia dei fratelli ed è stimata dai compagni.
Per portare il suo contributo economico alla famiglia, da
bambina lavora alla costruzione della strada per Poggio Moiano e
alla raccolta delle olive;
malgrado ciò, a scuola ottiene sempre un
buon profitto. Ogni giorno si ferma a pregare la Madonna davanti alla Cappella della Rifolta, e a Maria affida tutti i suoi pensieri e preoccupazioni. Di fronte a una proposta di matrimonio, superando la sua indole riservata, Livia mostra al pretendente un’immagine di Cristo coronato di spine, dicendo: “Ecco chi sposerò io!”. Allo zio materno fra’ Matteo confida il suo desiderio di consacrarsi al Signore, che la invita a recarsi a Roma nel gennaio del 1886, dove entra come postulante presso le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. L’anno successivo diviene suor Agostina, e nel ricevere l’abito religioso confida alla maestra suor Crocifissa: “Io desidero morire martire per Gesù!”. È inviata come infermiera presso l’Ospedale Santo Spirito, detto il “ginnasio della carità cristiana”. Suor Agostina assiste inizialmente i bambini; ammalatasi gravemente di tubercolosi e miracolosamente guarita, decide di assistere gli adulti nel reparto tubercolotici. Il clima politico di quegli anni è rovente: la “Questione romana” rende difficile ai religiosi la vita in ospedale, tanto che i Padri Cappuccini vengono allontanati e i Crocifissi banditi dall’ospedale. Soltanto alle suore è consentito restare, ma viene loro proibito di parlare di religione. Suor Agostina si presenta in corsia ogni giorno sorridente e premurosa, incurante delle incomprensioni e delle ingiurie. Il suo slogan è: “Per Gesù tutto è poco”. Il 13 Novembre 1894, dopo aver ricevuto l’Eucarestia, come sempre si reca tra i suoi malati. Lì l’attende il suo assassino, tal Giuseppe Romanelli, che si avventa su di lei affondando più volte il coltello sul suo corpo. Suor Agostina cade a terra implorando la Madonna. Agonizzante, perdona il suo uccisore; poi, spira. La barbara storia inorridisce Roma e ai funerali partecipa una folla enorme. Giovanni Paolo II, riconoscendone le eroiche virtù, nel 1999 la proclama santa. È patrona degli infermieri.
Sant'Agostina sul letto di morte |
Vari momenti della festa dello scorso anno |
Sebbene Sant'Agostina, probabilmente per il fatto di essere una Santa recente, non sia ancora molto conosciuta, nei suoi devoti ha la capacità di suscitare una devozione potente. Ovvero, non è il numero dei fedeli quello che conta, ma la qualità del sentimento che anima i devoti. La festa dell'anno scorso fu molto partecipata: m'impressionò la fede che muoveva pellegrini che provenivano da varie parti d'Italia e da diversi istituti sanitari. Un grande clima di rispetto aleggiava per le vie del paese durante la suggestiva processione notturna del Sabato sera. Passare in mezzo a quelle viuzze e sentirsi abbracciati fisicamente da quella gente che ha fatto proprie le virtù stesse di Sant'Agostina. Non v'era balcone da cui non pendesse uno stendardo con i motti di Sant'Agostina, così incisivi (come "Per Gesù tutto è poco"), e non era certo retorica: a Pozzaglia la presenza di Sant'Agostina è quanto mai palpabile e viva. Sant'Agostina è l'anima di Pozzaglia, ed è in occasioni come questa che ciò emerge in tutta la sua evidenza. E' grazie a lei che l'esser Pozzagliesi è motivo di vanto. Fierezza ed umanità, ed anche familiarità in questa brava gente della Sabina. Fierezza della gente di montagna, che sa vivere con semplicità e con chiari valori. Che sa dare la giusta importanza alle cose. Che sa che non servono grandi cose per vivere bene, purchè in grazia di Dio. Gente che sa che cosa è la solidarietà: come le casette del paese, strette strette le une alle altre, i Pozzagliesi sanno che, in così pochi, conviene unire le forze. Ed è così che tutti si danno una mano, ed in questo emerge l'umanità del borgo. Quanto senso dell'ospitalità e dell'accoglienza: non mi sembra nemmeno vero di essere arrivato a Pozzaglia soltanto un anno e mezzo fa ed essere stato fin da subito accolto come uno in più di quei tanti Pozzagliesi emigrati a Tivoli, a Roma o al Nord per necessità. Ma che nei momenti importanti sempre ritornano al nido di origine. Proprio come Santa Agostina che, missionaria a Roma per volere di Dio, è sempre rimasta indissolubilmente legata alla sua terra. Mite e volitiva, decisa e caritatevole: per comprenderne vita ed opere credo non si possa prescindere dal contesto in cui essa è nata e cresciuta. Sant'Agostina non solo ha fatto salire Pozzaglia, minuscolo borgo della Sabina, agli onori delle cronache, ma ha fatto ben di più: ha plasmato un'intera comunità lasciando loro in dono quel modo di essere. E' per questo, che in occasione della sua festa mi unisco al coro dei pozzagliesi e di tutti i fedeli di Sant'Agostina, che da più parti gridano in coro:
EVVIVA SANT'AGOSTINA!!!
Pozzaglia Sabina |
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