mercoledì 1 maggio 2013

Se avessi un solo giorno ancora da vivere


Anche se c'è in me il desiderio di invecchiare dignitosamente e di raggiungere la sapienza della vecchiaia, sono consapevole del fatto che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Non medito sul mio ultimo giorno perchè abbia paura di morire, ma, al contrario, perchè ogni giorno che mi sveglio ed apro gli occhi mi trovo, stupito, a pormi sempre le medesime domande, che suonano più o meno così: "Che cosa significa il fatto che io vivo, che respiro, che sento me stesso, che contemplo la bellezza della Natura, che odoro il profumo dei fiori, che gusto il sapore buono dei cibi? Che cosa è, nel profondo, la vita? Che cosa succede quando incontro una persona? Che cosa voglio comunicare con la mia vita, quale traccia voglio incidere in questo mondo?" Il pensiero del mio ultimo giorno mi aiuta allora a pensare alla dimensione profonda della vita e a scoprire la fonte della vita divina, dalla quale io davvero vivo.
Quando penso di avere ancora un solo giorno di vita, lo faccio per imparare a vivere più intensamente, ad assaporare ogni attimo, a mettermi sulla traccia del mistero della mia vita e a vivere ogni giorno in modo attento e consapevole. Ha un suo senso porsi questa domanda e meditarla.

Se avessi un solo giorno ancora da vivere, penserei prima di tutto a quali persone oggi mi piacerebbe incontrare. Pensando con chi trascorrerei volentieri il mio ultimo giorno, mi diverrà chiaro quali sono le relazioni importanti per me. Allora, andrei subito a trovare queste persone o le chiamerei immediatamente al telefono. Direi loro che cosa significano per me, che cosa hanno provocato in me, quali sono i ricordi che conservo di loro. E le ringrazierei per tutto ciò che ho provato e imparato grazie a loro, per quello che hanno mosso dentro di me e per come mi hanno aperto gli occhi su ciò che è autentico. Mi immagino l'incontro con la persona che più amo. La guardo, sostengo in silenzio il suo sguardo. In questo sguardo è già detto tutto. C'è amore. C'è qualcosa di grande. C'è comprensione, gratitudine, meraviglia per il mistero dell'amore che ci unisce. Io so che la nostra amicizia non sarà distrutta con la morte, che sopravviverà alla morte, che raggiungerà l'eternità. Nell'incontro di fronte alla morte sboccia il mistero di questa amicizia, il mistero dell'amore che è più forte della morte e per il quale essa non rappresenta un limite. In questo sguardo silenzioso vorrei esprimere quanto ho voluto comunicare con tutta la mia vita e che cosa voglio ancora dare, come congedo, alla persona che amo. Non mi è facile formulare queste parole. Devono essere parole che esprimono che cosa ho ritenuto importante in questa vita, che dicano quello che ho desiderato nel più profondo della mia anima. Quando rifletto su che cosa ho voluto esprimere con la mia vita, mi vengono in mente espressioni come: "Ho voluto essere trasparente all'amore di Dio. Ho voluto mostrare a tutti che li amavo, che erano per me importanti, che sono unici. Ho cercato di avere un cuore grande". Forse per alcuni ciò è stato troppo, o troppo poco chiaro. So bene che questo cuore è stato anche abbastanza chiuso, pieno di rancore e di amarezza. Ma nelle delusioni e nell'amarezza ho cercato sempre di aprire il cuore all'amore di Dio. Ho cercato di comunicare agli altri che sono in tutto e per tutto amati da Dio; mi sono sforzato di far loro capire quanto siano preziosi e unici. E ho voluto dir loro che devono credere all'amore di Dio, che Dio li libera dalla preoccupazione, che Dio tiene la sua mano amorosa su di loro e vuol togliere loro la paura. Non è poi così importante come ti va la vita. Lasciati andare all'abissale amore di Dio. Lì tu sei protetto e sorretto, liberato da ogni paura per te stesso e per la tua vita.



Per approfondire: Anselm Grun, Se avessi un solo giorno ancora da vivere, Queriniana 2008

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