Vi sono continuamente persone che soffrono del fatto di essere determinate da altri: esse non possono sviluppare la fiducia in se stesse, perché gli altri gliela sottraggono. Sono continuamente criticate dal collega di lavoro o dal capo; il vicino lunatico o la zia insoddisfatta le influenzano. Queste persone potrebbero trovare rimedio alla loro sofferenza chiedendo consiglio al luogo del silenzio che le abita. Immaginiamo che in quel luogo interiore nessuna forza abbia potere su di noi: ciò che il vicino pensa di noi non può raggiungere quel luogo. Ciò che gli altri dicono di noi, le loro critiche, il loro rifiuto, le loro pretese, le loro aspettative, tutto ciò non ha accesso a quel luogo. Nella sfera emozionale possiamo essere sensibili e venire toccati dalla critica altrui. Ma dietro c'è questo luogo silenzioso, dove tutto ciò non può penetrare. Se immaginiamo questo, emerge allora un gran senso di libertà. In questo luogo del silenzio possiamo respirare a pieni polmoni: là non veniamo determinati da altri, neanche dalle nostre aspettative e dalle nostre scadenze. Anselm Grun racconta che un giorno lo venne a trovare una signora che era costantemente tormentata dalla sua direttrice. A cena, col marito, l'unico argomento possibile era diventato quello della direttrice impossibile, che le rendeva la vita un inferno. Alla richiesta di aiuto della signora, il monaco rispose: "Non farei l'onore alla mia direttrice di farmi disturbare da lei anche durante la cena. Non farla entrare in casa tua: lei non è così importante". Gran bella risposta. Anziché farci corrodere dall'ira, oppure esplodere per essa, dovremmo servircene per allontanarci da quelli che ci assorbono continuamente, per scaraventarli idealmente fuori di noi. Alcuni pensano che ciò non sia cristiano: cristiano sarebbe il perdono. Ma il perdono viene sempre dopo il senso di ira, non prima. Se chi ci ha ferito resta nel nostro cuore, il perdono è solo masochismo: ci auto-feriremmo con esso. Soltanto quando abbiamo preso le distanze, l'abbiamo allontanato da noi, possiamo perdonare veramente, sapendo che anche chi ci ha offeso è solo un bambino ferito. Allontanare l'altro da noi è solo il primo passo per distinguere lo spazio del silenzio che ci abita: in questo modo è possibile difendere questo luogo interiore da tutti quelli che vogliono entrarvi con la forza. Ma la difesa da sola non basta: nella meditazione occorre dare l'addio, interiormente, a tutto ciò che in genere ci assorbe, alle persone attorno alle quali ruotiamo, ai nostri pensieri e progetti. Dobbiamo fare completo silenzio e poi ascoltare attentamente dentro di noi e immaginare che in noi vi sia un mistero che ci supera. In altre parole, se ascolto dentro di me, non trovo solo la mia storia personale e i miei problemi. Al di sotto di questo livello c'è un luogo del silenzio, un luogo in cui Dio, il Mistero, vive in me. E là dove Dio, il mistero, vive in me, posso realmente essere a casa: là intuisco una profonda pace interiore. Se mi abbandono al luogo del silenzio in me, allora cresce il senso di libertà e fiducia. Non si tratta di una fiducia in se stessi messa in mostra, ma di una fiducia che scaturisce da una libertà interiore. Non combatto contro gli altri, ma gusto la libertà. C'è un luogo in me, sul quale nessuno ha potere, il luogo in cui Dio abita in me. Laddove Dio abita in me, vengo anche in contatto con il mio vero essere. Là sono completamente me stesso, la mia autostima cresce e io divento sempre più uno con me stesso.
Per approfondire: Anselm Grun, "Lo spazio interiore", Queriniana, 2008
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