lunedì 25 novembre 2013

Sui luoghi del Cammino: LE GOLE DEL MELFA




Riprendendo il nostro Cammino, che si avvia ormai
verso la conclusione, da Arpino affrontiamo la penultima tappa: quella che conduce a Roccasecca attraversando un'area naturalistica di primitiva, selvaggia bellezza: le Gole del Melfa. Si tratta di un luogo assolutamente magico, in cui davvero si può assaporare il gusto di una natura primordiale. Purtroppo, a causa di una diga che sbarra l’alto corso del fiume, il Melfa rimane secco per buona parte dell’anno. Ma quando c’è acqua, il Melfa è un fiume bellissimo, con salti e rapide che attirano canoisti dall'Italia e dall'estero. Il Tracciolino, la strada che le attraversa per intero, offre continuamente scorci mozzafiato sul fiume, incassato tra le ripide pareti delle montagne, e sui dirupi che ritmano il paesaggio delle gole. Sui suoi fianchi più impervi nidificano numerose specie di rapaci, tra cui il nibbio, il falco, il gheppio; e, negli ultimi tempi, le gole ospitano anche le aquile reali.
Incassato in un'angusta rientranza delle gole, l'eremo dello Spirito Santo è un luogo impervio che sembra essere la sede naturale di eremiti, asceti, persone dedite a vita contemplativa. Il suggestivo eremo è
costituito da una chiesetta e da un soprastante complesso di grotte. All’interno della chiesetta, di cui affascina l'assoluta semplicità., un’acquasantiera porta scolpita la data del 1100, mentre il nucleo più antico dell’insediamento, risalente probabilmente all’VIII-IX secolo è costituito dalle grotte, con le celle dei monaci organizzate intorno a un ambiente comune. Un ingegnoso sistema di canalette scavate nella parete
rocciosa permetteva di raccogliere l’acqua piovana per convogliarla in una cisterna, le cui dimensioni contenute fanno pensare a una piccola comunità.
Le Gole del Melfa sono attraversate dalla tappa 15 del Cammino di San Benedetto. 

Per approfondire: Il Cammino di San Benedetto - la guida






Foto by Tommasino Marsella







mercoledì 20 novembre 2013

Oggi il Cammino di San Benedetto è sul Corriere della Sera

LEGGI L'ARTICOLO
Cari amici,

Ecco uscito l'atteso articolo del Corriere della Sera sul Cammino di San Benedetto. E' senza dubbio un bell'articolo, che promuove il Cammino; e il massimo risalto è dato, giustamente, ai luoghi e alle persone che hanno contribuito alla sua realizzazione. Soltanto, per evitare equivoci, tenevo a precisare alcuni aspetti a mio parere non sufficientemente chiari, che potrebbero creare fraintendimenti. Sulla "possibilità d'inventarsi un lavoro": non si riferisce a me, com'è detto più sotto io sono solo insegnante di religione cattolica; ma invece a coloro, e sono ormai sempre più, che si sono creati un'attività legata al passaggio dei pellegrini, con l'apertura, ad esempio, di nuovi bed & breakfast o affittacamere, ciò che ha portato a un piccolo indotto in zone economicamente depresse a causa dell'esclusione dai grandi flussi turistici o industrie. Se il Cammino può contribuire a fermare uno spopolamento che continua anche al giorno d'oggi, e nel contempo valorizzare e preservare questi ambienti, è senz'altro un gran bene. Invece, per quanto riguarda me, pur dedicando al Cammino gran parte del tempo libero, oltre alle ore di sonno, non si tratta di un lavoro in senso proprio, non essendo fonte di reddito; al contrario, tutte le spese sostenute perchè il Cammino esistesse (dai numerosi viaggi, fino alla vernice e i pennelli con cui sono andato a segnare i sentieri), ho fatto di tasca mia, e per il momento ciò è stato compensato, almeno in parte, con i diritti d'autore sulla guida. Lo dico non per lamentarmi nè per vantarmi, ma soltanto per fare presente a chi sostiene che ci vogliono i milioni di euro per fare i Cammini, che questo Cammino è stato fatto completamente senza un soldo, ma di cuore ce n'è stato tanto! E non solo da parte mia, ma da parte dei tanti amici del Cammino! E le offerte per le Credenziali? Non essendoci un'associazione del Cammino di San Benedetto, nè sapendo se ne avrei mai fondata una, ho ritenuto fin dall'inizio che queste andassero a favore dell'Associazione "Amici del Cammino Di qui passò Francesco", sostenendo in questo modo un'associazione di cui condivido pienamente lo spirito e che si è data particolarmente da fare per richiamare pellegrini dall'Italia e dal Mondo sui nostri bei Cammini italiani. Da qui anche la scelta di creare una Credenziale comune a entrambi i Cammini. Ora, le necessità di mantenere e migliorare il Cammino rendono necessaria la costituzione di un'associazione degli amici del Cammino di San Benedetto, cosa che sta avvenendo, e in futuro le eventuali donazioni serviranno a sostenere anche praticamente questo Cammino: ma fino ad oggi si è fatto tutto grazie all'impegno e alla buona volontà di tanti amici, tra cui alcuni di quelli citati nell'articolo. Confesso che, quando questo progetto è cominciato, poco più di un anno fa, non mi aspettavo che fosse accolto con tanto favore...per me, tutto questo continua a essere motivo di stupore. Certo, non posso assolutamente pensare che tutto questo sia frutto del caso. Senza offesa per il bravissimo Peppe Aquaro che ha scritto l'articolo, e che ringrazio di cuore, su questo punto ha un po' (benignamente parlando) "toppato"... Il caso, fato, o destino, esisteva per i pagani. Per i cristiani, quel caso si chiama Provvidenza. Ecco. Per il resto, perfetto. Grazie Peppe.

Un caro saluto a tutti i pellegrini!

venerdì 15 novembre 2013

Sui luoghi del Cammino: ARPINO e MONTE SAN GIOVANNI

Lasciataci alle spalle la splendida abbazia di Casamari, volgiamo decisamente alla valle del fiume Liri, avviandoci verso le ultime tappe del Cammino di San Benedetto. Da Casamari, attraverso piccole alture giungiamo a Monte San Giovanni Campano, luogo che ha ospitato un episodio singolare della vita di San Tommaso d’Aquino, il “Dottor Angelico”. La biografia del grande Roccaseccano, ci narra infatti che presso il castello di Monte San Giovanni, di proprietà della famiglia dei Conti d’Aquino, san Tommaso venne tenuto prigioniero per un anno intero dai fratelli, speranzosi d’indurlo così a recedere dalla scelta di farsi domenicano, ritenuta indegna del prestigio della famiglia. Poiché Tommaso non cambiò affatto idea, alla fine i fratelli lo lasciarono andare. Il centro storico, per tutti “il borgo”, è un labirinto di strette viuzze e case addossate le une alle altre, tra finestre antiche, leggiadri balconcini e portali riccamente decorati. Sopra a tutto, svetta il Castello, che include un sontuoso palazzo rinascimentale; il panorama che si gode da lassù è magnifico, e spazia dai monti Ernici ai Marsicani, da quelli della Meta agli Ausoni, Aurunci e Lepini. 

Monte San Giovanni è anche noto per la produzione dell’olio extravergine di oliva, e fa parte dell’esclusivo club dei borghi più belli d’Italia. Da Monte San Giovanni, si scende al fiume Liri e poi, attraverso una strada tranquilla che si snoda tra colli coltivati ad ulivi, si giunge finalmente ad Arpino. Situato a cavallo di due colli, e sovrastato da un’antica e splendida acropoli, Arpino è uno di quei luoghi che s’imprimono nella memoria, e che inducono a ritornarvi più e più volte. Questo è un luogo in cui la grande Storia, ce la si sente addosso. Arpino ha dato i natali nientemeno che a Cicerone, il più grande oratore romano, al generale Caio Mario, e ad Agrippa, colui che tra l’altro fece costruire il Pantheon. La piazza principale sorge sul foro romano, di cui tuttora sono visibili i resti dell’antico basolato. Numerose, e molto interessanti, le chiese, tra cui la Collegiata di San Michele, e Sant’Andrea con il monastero di clausura delle Benedettine. Straordinaria sotto ogni profilo è l’acropoli di Civitavecchia, un luogo speciale che ancor oggi è in grado di suscitare suggestioni arcaiche. Raccolta intorno a una poderosa cerchia di mura poligonali, o megalitiche, fu probabilmente il nucleo originario di un primitivo insediamento dei Volsci, una fiera popolazione preromana. Imperdibile l’arco a sesto acuto, che costituiva l’antico accesso all’acropoli: unico esempio in Italia, che ricorda da vicino il sistema costruttivo adottato a Tirinto e a Micene. Segno di un contatto tra questi luoghi e l’antica Grecia? Chissà: anche questo è uno dei tanti Misteri che avvolgono questi luoghi.


Monte San Giovanni Campano, Arpino e l'acropoli di Civitavecchia sono raggiunti dalla tappa 14 del Cammino di San Benedetto. Per approfondire: Il Cammino di San Benedetto - la guida

giovedì 7 novembre 2013

Sui luoghi del Cammino: L'ABBAZIA DI CASAMARI

Cari amici,

Riprendendo il nostro Cammino dalla splendida certosa di Trisulti, una bella strada di montagna, tra splendidi boschi, scende al fiume e poi risale fino a Civita. Da qui, scende gradatamente in mezzo a magnifici boschi, prati e ampie vedute, verso la valle del fiume Liri, che sarà quella che ci accompagnerà fino alla fine del Cammino. E così, in fondo a questa bella tappa, troviamo un autentico gioiello, uno dei rarissimi esempi in Italia di "gotico cistercense": l'Abbazia di Casamari.

L'aria è senza dubbio francese: un piccolo gioiello che ricorda le abbazie d'oltralpe. Casamari sorge sull’antico municipium romano di Cereatae, dov’era la residenza del grande console Caio Mario (Casa Mari significa infatti casa di Mario). Fondata nel 1035 da monaci benedettini, venne poi completamente rimaneggiata dai cistercensi, e divenne un centro politico e religioso di enorme importanza. La chiesa gotica è un’autentica selva di pilastri; splendidi il chiostro, la Sala del Capitolo e il refettorio. Importantissima la biblioteca. Poiché la Regola imponeva l’assistenza ai bisognosi, il complesso abbaziale comprese anche una foresteria per l’accoglienza dei pellegrini; una farmacia, un’infermeria e un ospedale. Le funzioni sono suggestive, e cantate in gregoriano.


L'ABBAZIA DI CASAMARI E' RAGGIUNTA dalla tappa 13 del Cammino di San Benedetto. Per approfondire: Il Cammino di San Benedetto - la guida



venerdì 1 novembre 2013

Sui luoghi del Cammino: COLLEPARDO e CERTOSA DI TRISULTI

Cari amici,

Proseguendo sulla tappa 12, riprendiamo il Cammino da Vico nel Lazio. Lasciata questa piccola "Carcassonne" ciociara, dall'imponente cinta muraria, ci inoltreremo negli splendidi monti Ernici, e dopo una bella discesa nel bosco con ampia vista panoramica su una valle verdissima e spettacolare, raggiungiamo Collepardo. Il paesino è un'autentica delizia, in posizione panoramica sopra una valle ricca di acque, e con singolari fenomeni carsici che hanno creato un ampio mondo sotterraneo. Non solo: il centro storico medievale è ricco di casette, vicoli e piazzette che si intersecano in un dedalo di elementi architettonici di grande effetto.  Le grotte si aprono circa 30 metri sopra al torrente, che in milioni di anni ha modellato la vallata: lo spettacolo delle stalagmiti e stalattiti, creato dal millenario stillicidio delle acque, è di suprema bellezza. Il Pozzo d’Antullo è una grandiosa voragine ovoidale, di origine carsica, con una circonferenza di 300 metri e una prolfondità fino a 70. Una splendida passeggiata su un'antica strada romana, ancora in parte lastricata, e passando sopra un ponte romano ancora ben conservato, ci introduce nella magnifica Selva d'Ecio, un'area boschiva di particolare pregio ambientale, una delle prime aree tutelate in Italia. In mezzo a questi boschi secolari, si apre un autentico gioiello: La Certosa di Trisulti.
Situata in posizione spettacolare, in mezzo ai boschi degli Ernici, è uno dei monasteri più belli dell’Italia
centrale, un luogo ideale per la contemplazione. Venne fondato dai Certosini nel 1204 per volere di Innocenzo III, vicino al luogo dove già nell’anno Mille san Domenico di Sora aveva fatto costruire un monastero. I Certosini vi risiedettero stabilmente fino al 1947, quando furono sostituiti dai Cistercensi della
Congregazione di Casamari. Dal piazzale della Certosa, un percorso in discesa in mezzo ai boschi conduce a un incredibile eremo interamente raccolto all'interno di un'ampia grotta, quello della Madonna delle Cese. Un’antica tradizione popolare vuole che un pio e santo eremita, nella prima metà del VI secolo, si fosse ritirato nella grotta delle Cese, e che lì gli sia apparsa la Madonna, che lasciò la sua immagine impressa sulla pietra
. La bellezza orrida e selvaggia, la mistica solitudine di questi luoghi alpestri, da tempo immemorabile sono stati di forte richiamo per le anime desiderose di ritirarsi a vita eremitica: e nemmeno noi potremo rimanere indifferenti al loro fascino tremendo.


COLLEPARDO e la CERTOSA DI TRISULTI sono raggiunti dalla tappa 12 del Cammino di San Benedetto. Per approfondire: Il Cammino di San Benedetto - la guida