Cari amici ed amiche del Cammino,
Tra tutti i pellegrini che durante questa prima estate hanno percorso, con motivazioni a volte molto diverse (ma trovo che vi sia quasi sempre alla base una ricerca, più o meno consapevole) il Cammino di San Benedetto, non ho dubbi nell'affermare che i simpatici bresciani Davide e Paolo (seminarista in vista dell'ordinazione diaconale il primo; prof. di religione il secondo) siano quelli che meglio di tutti siano riusciti a coglierne l'aspetto spirituale. Davide e Paolo hanno percorso il Cammino per intero, ed il loro è stato indiscutibilmente un cammino di Fede, dalla prima all'ultima tappa. Ho chiesto loro di raccontare brevemente come abbiano vissuto il cammino, in quanto credo che il loro diario possa essere di aiuto a tutti coloro che ritengono il Pellegrinaggio qualcosa di più di una bella camminata. Pubblico quindi molto volentieri queste belle riflessioni, personali e così vere, ringraziando di cuore Davide per la sua bella testimonianza.
"PENSIERI IN ORDINE SPARSO" di Davide Corini
Come al solito ho bisogno di qualche giorno, dopo
un’esperienza importante, per rimettere in ordine le cose e cercare di fare
sintesi fra le mille cose viste e vissute, cercando quel “qualcosa” che resta
per la vita.
Ho percorso il cammino di san Benedetto come
pellegrinaggio in preparazione alla mia ordinazione diaconale che avverrà il 22
settembre: l’esigenza di “farmi pellegrino” era sorta in parte come voto, in
parte come richiesta al Signore.
Questo è il “perchè” che mi ha fatto partire, ma
durante il cammino il medesimo “perchè” si è fatto più chiaro e ha assunto
contorni più precisi.... è un po’ troppo personale dire in cosa consista questo
“perchè”, basti sapere che è qualcosa di davvero speciale, che ha a che fare
con me, con gli altri e con Dio.
La cosa stupefacente del cammino è che cose che normalmente non notiamo a causa della velocità alla quale viviamo, assumono ai nostri occhi un’importanza diversa durante il viaggio. Così i giorni del cammino sono costellati di piccoli aneddoti, di avvenimenti, di segni minuscoli che però colmano di stupore e gioia l’animo del pellegrino. Tutto acquista o forse riacquista la giusta importanza: la soddisfazione per essere giunti alla meta, la gratitudine verso chi ti accoglie o ti offre anche solo un bicchiere di acqua fresca (quanto è vicino il Vangelo alla vita di tutti i giorni!), la simpatia profonda per chi abita la terra che ti sta ospitando.
Ogni tappa diventa occasione per incontrare qualcosa di nuovo e entrare in contatto con chi prima di te ha percorso le stesse strade con lo spirito rivolto al cielo: i santi. Il grande pellegrinaggio contiene in realtà tanti pellegrinaggi che portano a incontrare e conoscere uomini e donne esemplari, capaci di dire ancora qualcosa alla vita di chi si ferma a contemplarli.
Uomo di Dio e uomo per gli uomini, amante del
silenzio e della vita comune: un vero esempio per tutti i tempi.
In fin dei conti credo che la parola che più riassuntiva del senso del viaggio ora sia un
grande GRAZIE.
Con il pensiero ritorno e dico grazie ai monaci
incontrati a Norcia, Subiaco e Montecassino, ai frati di Leonessa e Poggio
Bustone, alle suore di Pozzaglia Sabina (fantastiche!), ad Angelo di
Roccasecca, a Simone che ci ha seguito con grandissima attenzione e gentilezza,
alle tante e tante persone che abbiamo incontrato per il cammino.... tanti
volti, alcuni senza neppure un nome, che però ci hanno dato una iniezione di
fiducia nell’altro.
La comunità di Taizè chiama i suoi incontri
“Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”: mi sembra una sintesi mirabile di
quello che significa fare un pellegrinaggio cioè percorrere le medesime strade di
tutti gli altri portando però nel cuore il grande desiderio di riaprire quei
canali di fraternità con l’altro che troppo spesso le nostre preoccupazioni
rendono aridi. A chi ti incontra per strada durante il pellegrinaggio non serve
che tu dica chi sei, cosa stai facendo o quali sono le motivazioni che ti
portano lì: agli altri basta vedere la tua faccia, il tuo sorriso pieno di
gratitudine per una cosa da niente, il tuo buongiorno detto con calore, per
capire che tu stai portando con te qualcosa di importante.
I benedettini erano soliti concludere le loro
pubblicazioni con la sigla U.I.O.G.D., citando la Regola quando dice ut in
omnibus glorificetur deus (perchè in ogni cosa Dio sia glorificato). Mi
piacerebbe che fosse questo il sigillo del pellegrinaggio, ricordando che, come
scrisse sant’ Ireneo, la gloria di Dio è l’uomo vivente: possa essere il nostro
camminare, come del resto tutta la nostra vita, una lode a Dio.
U.I.O.G.D.
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